L’Associazione dei Diritti Umani (IHD) di Amed ha denunciato che negli ultimi nove mesi sono state commesse 15.647 violazioni dei diritti umani nelle città kurde del sud-est della Turchia.
In un rapporto presentato alla sede del IHD, nella città di Amed, è stato fornito un quadro dettagliato della situazione critica che si vive nel Kurdistan del nord, dove lo Stato turco sta mettendo in atto un piano sistematico di repressione.
Alla presentazione del rapporto ha partecipato Raci Bilici, membro del IHD, che ha affermato che ciò che sta accadendo in Kurdistan e in generale in Turchia si deve all’insistenza su metodi che non contemplano il dialogo. Ha aggiunto che, come risultato, si crea un conflitto orrendo e doloroso, che ha colpito profondamente la vita sociale della regione, e la situazione peggiora ogni giorno.
Bilici ha sostenuto che ciò che accade oggi si verificò anche negli anni ’90, e che la metodologia repressiva non diede risultati neanche allora: “le politiche basate sul conflitto e sulla violenza si lasciano dietro la perdita di vite e delle ferite aperte, che non possono essere sanate nella società. Questo processo per cui le persone perdono la vita ogni giorno ha soffocato le speranze di pace e di soluzione del conflitto”.
Bilici ha chiarito che i kurdi non vogliono il conflitto e la guerra: “nella nostra regione e nel nostro paese, non vogliamo essere testimoni di morte, torture e incarceramenti ingiusti. Vogliamo una vita in cui i nostri figli possano crescere in sicurezza e dirigersi verso il futuro con fiducia. Su queste basi, esigiamo la fine dello stato di emergenza (dettato dal governo turco), che permette tali violazioni dei diritti umani. Ci aspettiamo che il conflitto si concluda rapidamente e che inizi una negoziazione per arrivare a uno stato permanente di non-conflitto e dar vita a un processo di soluzione. Sosteniamo con forza che il diritto alla vita è sacro in qualsiasi circostanza.” Egli ha inoltre affermato che è possibile creare una società “senza differenze di lingua, religione, razza, nazionalità, orientamento sessuale, etnia e cultura, e per questo desideriamo una vita degna e libera”.
Nel rapporto presentato dall’IHD, emergono i seguenti dati:
– 7 persone hanno perso la vita, e altre 11 sono state ferite in seguito ad attacchi della polizia, della gendarmeria e della guardia locale;
– 2 persone sono morte in carcere;
– 6 persone sono morte e altre 8 sono rimaste ferite in attacchi non identificati;
– 14 persone sono morte e 161 sono rimaste ferite a causa della negligenza degli ufficiali;
– 6 bambini e due adulti hanno perso la vita, e 25 persone sono rimaste ferite a causa di mine ed esplosivi in prossimità delle linee di frontiera;
– Un villaggio è stato incendiato, sono stati registrati 12 incendi forestali, 31 aree sono state dichiarate zone a sicurezza speciale, ed è stato imposto il coprifuoco in 63 aree di diverse regioni;
– I corpi di 19 persone che hanno perso la vita durante scontri non sono stati restituiti alle famiglie. 29 funerali di caduti hanno subito attacchi;
– 9 donne si sono suicidate in seguito alle violenze subite;
– 30 donne, vittime di violenza domestica, sono state assassinate, e altre 24 sono state ferite in episodi di violenza domestica;
– 4 donne hanno perso la vita in episodi pubblici di violenza; altre 6 hanno perso la vita per violenze sessuali, e 5 sono state costrette a prostituirsi;
– 6 bambini si sono suicidati in seguito alle violenze subite, e altri 5 sono morti per episodi di violenza domestica;
– 3 bambini hanno perso la vita in episodi pubblici di violenza, e altri 90 bambini sono stati oggetto di molestie sessuali;
– Nonostante il divieto di torture, 25 persone sono state torturate mentre erano in custodia: 1 dalle guardie di villaggio, 133 fuori dai centri di detenzione e 320 nelle carceri. 60 persone sono state maltrattate in manifestazioni di protesta;
– La polizia e l’esercito hanno portato a termine 2.421 violazioni di domicilio e hanno fermato 3.278 persone, 19 delle quali bambini. 713 persone, inclusi due bambini, sono state arrestate;
– Sono stati proibiti 6 eventi, 8 pubblicazioni, un canale di comunicazione è stato chiuso, oltre a 7 siti web;
– Sono state avviate indagini contro 35 persone, sono state presentate domande contro 50 persone e 229 persone hanno ricevuto sentenze in violazione della libertà di pensiero e di espressione;
– Sono stati messi al bando 11 partiti politici, 15 edifici municipali ed eventi. Sono state chiuse 35 ONG, 1 fondazione e 4 istituzioni educative e culturali;
– Sono state registrate in totale 905 violazioni dei diritti umani nelle carceri, per quanto riguarda i trasferimenti, il diritto alle visite mediche, alle visite familiari, la permanenza in isolamento, le sanzioni disciplinari, il diritto alla comunicazione, il diritto alle attività sociali e alla libertà linguistica;
– 17 persone hanno perso la vita e 16 sono rimaste ferite in incidenti sul lavoro;
– 912 persone sono state allontanate, 220 esiliate, 4.028 espulse, e contro 83 persone sono state avviate investigazioni amministrative all’interno dello stato di emergenza.